Raccogliendo informazioni sul territorio il malcontento regna comune! La scelta presa dall’esecutivo ha preso due strade:
- per gli acconciatori porta aperta ma nessun contributo a sostegno
- per gli estetisti porta chiusa e contributi in accredito a breve.
Se da un lato si poteva immaginare l’entusiasmo degli acconciatori, dall’altro ci si è scontrati con un’economia che si muove a rallentatore, segnata da timore ed apprensione.
A questo va aggiunta la lettera del DPCM che prevede il divieto di spostamento in un Comune diverso da quello di residenza per recarsi dal proprio acconciatore di fiducia se presente un altro esercizio di acconciature nello stesso Comune di residenza.
Capite come tale norma nata per ridurre gli spostamenti sia fortemente lesiva dell’avviamento (pacchetto clienti) che il Titolare di un salone ha impiegato una vita a crearsi.
Un cliente intimorito da pesanti sanzioni potrebbe migrare verso un altro esercizio e considerati gli standard generali che si stanno alzando, tale cliente potrebbe anche essere perso per sempre dovesse trovarsi bene dalla concorrenza.
Una concessione di apertura dell’ esercizio non studiata nel modo opportuno. Norma che tra l’altro ha creato molta confusione anche tra gli acconciatori stessi. Se da un lato, il mero dato letterale non concedeva la “famosa” uscita fuori Comune, dall’altro i titolari di salone hanno cercato di rasserenare la propria clientela storica mossi dal buon senso. Buon senso che in molti casi è stato espresso anche dalle Forze dell’Ordine di fronte magari a spostamenti di pochi km per andare dal proprio acconciatore di fiducia.
Purtroppo un metro non utilizzato all’unanimità dalle stesse Forze dell’Ordine e pertanto qualche rischio è rimasto nell’aria. Ma ragionando a mente serena, è un rischio che un imprenditore può assumersi? Da un lato il rifugiarsi nella certezza di non arrecare danno ad una cliente, dall’altro il non depauperare il famoso avviamento creato con anni di azioni, marketing e servizi di valore!
Forse forse il rischio di cui parliamo non rientra in quel rischio imprenditoriale che caratterizza chi si muove nel mondo dell’offerta di servizi alla persona?
Ricordiamo come di fronte ad ogni cambiamento, le persone si identificano in 2 categorie: chi lo vive come un ostacolo e ne evidenzia le difficoltà, e chi lo vive comunque come un’occasione cercando di trovarne spunti positivi. Ecco una certezza (ciò che non esprime il DPCM): solo la seconda categoria RESTA SUL MERCATO!
Ci sono sempre soluzioni nuove per riconvertire il proprio business scegliendo alcune strade diverse e replicabili che consentano all’imprenditore di non commettere errori quando la lucidità di agire è ostacolata dalla paura dell’incertezza.
A questo serve il lavoro di uno staff!